Come riporta La Repubblica di Bologna, il Comune di Finale Emilia potrebbe essere il primo a rischio scioglimento in Emilia-Romagna.
Come già riportato nella Mappatura sulle mafie in regione redatta dall’Osservatorio, Finale Emilia era stata, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’epicentro delle illecite trame nella ricostruzione post-terremoto.
Spiccavano, tra gli altri nomi coinvolti, quello del sindaco e di un dirigente comunale, che in passato avrebbe lavorato proprio per l’azienda al centro dello scandalo, la “Bianchini Costruzioni”, società dapprima colpita da interdittiva antimafia (del 2013) e poi riammessa nella white list nell’aprile di quest’anno (con la conseguente nomina di un amministratore giudiziario che possa traghettare l’impresa fuori dalle secche della passata gestione).
Sempre secondo quanto riportano le carte della DDA bolognese, attorno alla Bianchini Costruzioni, avrebbe orbitato la figura di Michele Bolognino, personaggio di spicco dell’indagine Aemilia, sottoposto al regime di carcere duro (41bis) e a cui recentemente sono state sequestrate due società che a Riccione gestivano bar e pasticcerie.
Per Repubblica, lo scioglimento è del comune di Finale Emilia è”una strada già sollecitata dai commissari che per mesi hanno ispezionato atti amministrativi e struttura organizzativa del municipio. Qualora il rappresentante del Governo chiedesse, come appare possibile, lo scioglimento dell’amministrazione, il Ministero dell’Interno e il Consiglio dei Ministri si troverebbero per la prima volta dover procedere nei confronti un comune emiliano. L’amministrazione era stata sfiorata dall’inchiesta “Aemilia” della Dda di Bologna contro i clan della ‘ndrangheta. Nel corso dell’indagine l’allora responsabile comunale lavori pubblici era stato accusato di aver aiutato la “Bianchini Costruzioni” a ottenere appalti per la ricostruzione post terremoto. Cantieri nei quali avrebbero poi lavorato gli operai del boss Michele Bolognino.”