Altri interessanti approfondimenti degni di nota sull’Operazione Aemilia. Entrambi gli articoli sono tratti da Il Resto del Carlino
Questo spunto riguarda il ruolo dei cosiddetti “colletti bianchi”, in partciolare nel caso in questione di Roberta Tattini, consulente finanziaria bolognese.
“[…] L’affare di cui si parla [nella conversazione itnercettata] è il ‘piano Cutro’, che consiste in un progetto finalizzato alla costruzione di un impianto destinato alla produzione di materiale elettrico nell’agro di Cutro, attraverso finanziamenti e investimenti pubblici della Comunità europea. La Tattini viene incaricata di una trattativa con la Banca di Credito Cooperativo del Veneziano, volta alla acquisizione di beni immobili ipotecati appartenenti alla stessa società Faecase.
La bolognese è anche consapevole di ciò che rischia: «Io gli ho detto: ‘ricordatevi bene! E me lo aspetto, visto che poi siete uomini d’onore! Cazzo, però voglio il migliore a difendermi! No, porca t… mi tirate fuori però! Io ci posso anche stare un po’… Però quello che ho detto m’aspetto… Perché ho paura che col mio sto dentro altri venti anni. Cioè voglio i vostri., io voglio i vostri avvocati, però mi tirate fuori! Ebbè! È il minimo, eh». E commenta, orgogliosa: «È gente che ha i segni delle pallottole addosso… Ieri mi sono sentita importante… Tutti noi che siamo andati su subito, quando ha detto: ‘Cutro, famiglia’… Tre parole ha detto Antonio, eh! A disposizione era…».”
Il secondo articolo riguarda, invece, l’ammontare dei sequestri effettuati durante l’Operazione.
“[…] Centinaia fra appartamenti, garage e negozi. Quote di società sparse in mezza Italia. Decine di auto di grossa cilindrata, fra cui una fiammante Lamborghini Gallardo, e veicoli per il movimento terra. Una Hurley Davidson e perfino un locale per adulti a Reggio Emilia, il Cartagena club.
Ecco il ‘tesoro’ della cosca calabrese Grande Aracri. Un elenco sterminato di beni, del valore nominale di circa cento milioni di euro, sequestrato da carabinieri, Dia e Guardia di finanza nell’ambito della maxi-inchiesta Aemilia della Dda di Bologna che ha portato dietro le sbarre oltre cento persone accusate di far parte o di essere legate a doppio filo alla ’ndrangheta. Un’indagine che segna un punto di svolta nella lotta alle infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna, come ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. […]”
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