LA MAFIA C’E’ ANCHE QUI. LO DICONO STUDENTI E GENITORI DELLE SCUOLE DELLA PROVINCIA DI RIMINI

“La percezione delle mafie. Studenti e Genitori a confronto” Presentato oggi il rapporto a cura dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata della provincia di Rimini.

La mafia esiste anche nella provincia di Rimini e ne sono consapevoli i giovani studenti delle scuole superiori e i loro genitori. Questo è il dato principale che emerge dal rapporto “La percezione delle mafie. Studenti e Genitori a confronto” presentato questa mattina all’Istituto Tecnico Commerciale “Valturio” di Rimini da Stefania Crocitti, che ne ha curato la stesura, durante Anticorpi l’evento per promuovere la cultura della legalità e la cittadinanza responsabile dell’osservatorio sulla Criminalità della Provincia di Rimini.

Nei mesi scorsi l’Osservatorio, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna e l’Università di Bologna, ha somministrato a studenti frequentanti le scuole secondarie superiori della provincia riminese e ai loro genitori un questionario per testare conoscenze e percezioni della presenza mafiosa nelle nostre città. Il questionario è stato distribuito negli Istituti Tecnici Commerciali Valturio, Gobetti e Molari e nei Licei Serpieri, Eistein, Valgimigli e Volta. Il campione di ricerca è composto da 388 studenti che nell’anno scolastico 2015-2016 frequentavano le scuole secondarie di secondo grado del territorio della provincia di Rimini e da 339 genitori (padre o madre) per un totale di 727 persone.

“LA MAFIA ESISTE ANCHE A RIMINI.
Dall’indagine è emerso un quadro complessivo di presa d’atto della presenza delle mafie nella provincia di Rimini –  spiega Stefania Crocitti -. Questa presenza, peraltro, non è “sporadica” ma è ormai una presenza “stabile”. Gli ambiti all’interno dei quali l’infiltrazione mafiosa è maggiore sono, in primo luogo, quelli economici (commercio, edilizia e turismo) e, secondariamente, quelli della politica e della pubblica amministrazione. Gli studenti e i genitori intervistati ritengono, inoltre, che il traffico di droga, il riciclaggio del denaro sporco e lo sfruttamento della prostituzione rappresentino le principali attività criminali a Rimini, mentre altre attività illegali – quali l’usura, le frodi fiscali, lo smaltimento illecito di rifiuti, la corruzione – non vengono percepite come attività delle mafie presenti sul territorio riminese. Così in realtà non è (come dimostrano anche le operazioni di polizia e della magistratura); tuttavia, tali attività sono meno visibili – fanno meno “notizia” – e, pertanto, non sono conosciute come attività mafiose.

Cosa fare per contrastare la criminalità organizzata?

Dalla ricerca è emerso che mentre gli studenti ripongono molta fiducia nelle Forze dell’ordine e in un "maggior controllo del territorio", i genitori, invece, ritengono che “colpire la mafia negli interessi economici” rappresenti uno strumento più efficace nella lotta alle mafie. E' interessante sottolineare che in entrambi i gruppi – con una percentuale di poco più elevata nel campione dei genitori – si manifesta l’opinione che “educare i giovani alla legalità” sia un'efficace misura per evitare il radicarsi, a livello locale, di un metodo mafioso, così riconoscendo importanza a quell’impegno civico e alla cultura della legalità che, fino ad oggi, hanno rappresentato uno dei principali “anticorpi” per resistere all’infiltrazione delle mafie al Nord.

La ricerca sarà presentata anche lunedì 21 novembre con un incontro riservato alle scuole di Riccione e Morciano di Romagna al quale seguirà la proiezione speciale del film “In guerra per Amore” di e con Pif.

Anticorpi si chiuderà  lunedì 21 novembre alle ore 21, Palazzo del Turismo di Riccione con la presentazione de L'Atlante delle mafie con Enzo Ciconte, Massimo Mezzetti, Gianguido Nobili. Modera Davide Grassi.

Anticorpi è organizzato dall’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata della provincia di Rimini in collaborazione con il Comune di Bellaria-Igea Marina, il Comune di Rimini, il Comune  di Riccione, il Patrocinio del Dipartimento e del Centro di ricerca e formazione “Educazione, Storia, Politica” Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Università di Bologna e il contributo della Regione Emilia-Romagna.