L’Osservatorio segue con particolare interesse gli sviluppi dell’Operazione Aemilia, scattata nel gennaio scorso tra l’Emilia-Romagna e la Lombardia (con altre propaggini nel Nord Italia).
Di rilievo sostanziale sono stati gli ultimi sviluppi, che hanno visto l’ampliarsi della portata delle investigazioni con “nuove costole” dell’Operazione che sono venute alla luce.
A fine giugno, segnalava la Gazzetta di Modena, l’inchiesta pareva ormai giusta al termine.
“Il processo Aemilia, il più grande di sempre alla criminalità organizzata in Emilia-Romagna è all’orizzonte, ma non c’è un’aula per l’udienza preliminare. Per ospitare imputati e avvocati – oggi siamo a 224 indagati in vista dell’udienza preliminare – non è ancora stato trovato uno spazio idoneo, sufficientemente grande e abbastanza sicuro […].”
Lo spazio è poi stato trovato all’inizio di Agosto, quando la Regione ha stanziato 400.000 mila euro (come copertura dei costi per i servizi generali, l’allestimento e l’impianto audio) per garantire la celebrazione del processo alla fiera di Bologna.
Sempre la Gazzetta di Modena dà conto, il 16 luglio, dell’Operazione Aemilia 2 (o Aemilia-bis).
“Nel mirino ci sarebbe il secondo livello della cosiddetta operazione Aemilia ovvero l’organizzazione che tra la Calabria e l’Emilia-Romagna era finalizzata, per la Procura, a commettere diversi delitti, estorsioni, usure, e ad acquisire direttamente o indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche. Un’organizzazione molto attiva anche nei lavori per il sisma del 2012, che oltre che ad acquisire appalti pubblici e privati in alcuni casi cercò anche (nelle province di Reggio e Parma) cercò di influenzare anche il voto in alcuni comuni. […]
In particolare questa mattina, oltre ad alcuni arresti, in tutto 9 persone, sarebbero in corso soprattutto sequestri di beni e immobili per un valore di crica 330 milioni. Tra le persone coinvolte ci sarebbero professionisti e tecnici, insospettabili “colletti bianchi” ai quali veniva chiesto di operare per favorire gli interessi dell’organizzazione mafiosa.”
Il quotidianoweb fornisce ulteriori dettagli sull’operazione:
“Nonostante gli arresti dell’operazione Aemilia dello scorso gennaio «abbiamo appurato che fino a qualche giorno fa l’attività continuava. Dal carcere continuavano a gestire affari dando disposizioni all’esterno, facendo sì che l’attività economica delle aziende continuasse in modo fruttuoso. C’era l’esigenza di interrompere anche in questo modo l’attività delittuosa che continuava nonostante le misure cautelari di gennaio». Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore di Bologna, Roberto Alfonso […]”.
Da segnalare, sempre dallo stesso sito, l’importanza degli investimenti esteri che la presunta consorteria criminale avrebbe portato avanti.
“Gli investigatori, a quanto si apprende, stanno portando avanti accertamenti nei confronti di alcune delle imprese sotto sequestro per degli investimenti in Africa, e precisamente in Costa d’Avorio. Per il procuratore di Bologna, Roberto Alfonso, questa tranche di indagine dell’inchiesta Aemilia «è un approfondimento di un filone particolare dell’indagine che riguarda esclusivamente gli aspetti economici».”
Il 22 luglio, segnala CNtv24.it, i “carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Modena hanno sequestrato, questa mattina, la società “Dueaenne Sas” di San Felice sul Panaro, nel modenese, ritenuta riconducibile a Bruna Braga, moglie del costruttore Augusto Bianchini (di cui si è occupato il recente dossier pubblicato dall’Osservatorio, ndr). Il valore complessivo dei beni confiscati è superiore ai 20 milioni.
Le ultime novità riguardano ulteriori 4 indagati che si sommano ai 19 sotto la lente di ingrandimento degli investigatori il 19 luglio.
Come riporta la Gazzetta di Reggio:
“In tempi stretti i magistrati della Dda di Bologna hanno chiuso la fase 2 dell’operazione antimafia di “Aemilia” e non mancano le novità, perché vi sono quattro persone in più indagate, che vanno così ad aggiungersi alle 19 già nel mirino dell’inchiesta, come emerso il 16 luglio scorso […].
E dagli ulteriori accertamenti investigativi spunta nientemeno che il 44enne Gianluigi Sarcone (già in cella per le accuse relative alla prima tranche di “Aemilia”): l’imprenditore di Bibbiano, considerato dagli inquirenti la “mente affaristica” della famiglia Sarcone, è finito nei guai insieme al 48enne Alfonso Diletto (ritenuto dalla Dda l’uomo del clan Grande Aracri che controllava la Bassa) per le pressioni e gravi minacce al giornalista Gabriele Franzini (direttore di Telereggio) per un servizio mandato in onda dall’emittente il 26 febbraio 2012 sulle vicende processuali relative allo stesso Diletto.”
I nomi dei 23 indagati sono disponibili al link appena segnalato.