Da “La Piazza”, la prima parte dell’Inchiesta sulle Mafie in Romagna di Alessandro Bondi, docente di Diritto Penale del Dipartimento di Giurisprudenza, Università Urbino.
Attirate dalla ricchezza economica. Per troppo tempo la politica non ne ha parlato, ora anche troppo forse per un’immagine di legalità
LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
Per troppo tempo la politica non ne ha parlato, forse, per non rovinare un’immagine; da qualche tempo la politica ne parla troppo, forse, per garantirsi un’immagine di legalità contro la presenza della criminalità organizzata in Emilia Romagna.
UNA REGIONE IN DUE
Una economia ricca, poliedrica, di tredici distretti industriali, settima regione europeapea per occupazione del manifatturiero (dati Istat 2015). Nulla le manca, dal prosciutto alla Ferrari; dal turismo all’università. Nulla le manca, neppure l’impresa criminale fondata sul vincolo associativo di tipo mafioso.
IL RADICAMENTO MAFIOSO
Si parte dalla fine, dai risultati: perché il radicamento è il risultato di molti fatti, di certo agire, di struttura e organizzazione che portano ad individuare associazioni di tipo mafioso considerando il numero (almeno tre persone) e particolari caratteristiche su cui vale la pena soffermarsi, perché danno una descrizione empirica delle condotte criminose riprese, infine, dal legislatore nel 1982 per descrivere la fattispecie di reato introdotta in tutta fretta dopo la morte di uno dei suoi proponenti: il sindacalista politico siciliano Pio La Torre.
L’ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO
Si ha quando chi ne fa parte si avvale della «forza d’intimidazione dell’associazione, le condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano per commettere, delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque, il controllo di attività economiche, di concessioni di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé.
Sono la fotografia legislativa di quęl che si ricollega ad associazioni criminali riportate con penna non sempre felice in una norma che ha seguito ed è stata inseguita da altre norme, penali e non penali. Orme che hanno tentato di colpire di tutto, dai fatti di reato provati in processi penali a condotte solo indiziate perseguite in procedimenti amministrativi. Persone e patrimoni in odore di criminalità organizzata sono così diventati oggetto di un’impressionante legislazione antimafia fatta di misure di prevenzione: dal foglio di via obbligatorio alla sorveglianza speciale; dal divieto di soggiorno in uno più comuni diversi da quello di residenza o dimora abituale, all’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale; dai sequestri alle confische patrimoniali(artt. 6,20,24 Codice antimafia 2011 m. 159).
INFORMAZIONI E COMPETENZA
Cercando rifugio nel paradosso, nella regione orgogliosa del suo antifascismo è nato il fascista. Nella regione orgogliosa delle sue antiche tradizioni comunali, del suo welfare cooperativo, del radicamento politico nel territorio, si è pure radicata la criminalità organizzata di altre regioni, di altra cultura, di altra società. Sono fatti che si alimentano di contraddizioni cui si risponde con certezze e negazioni. Ma gli assoluti sono sbagliati. Non semplificano, ignorano il problema é bene parlarne – magari bene – con dati, analisi, competenza e non per un’immagine di legalità sotto elezione. Chiosa sempre necessaria, anche quando si sottolinea la presenza delle istituzioni, d’indagini, di sentenze, di studi che testimoniano la contesa del territorio tra Stato e Antistato con le immancabili sfumature di grigio.
UNO STUDIO
Qui si vorrebbe offrire informazione e riflessione, argomentare su cause e rimedi, insomma, far sfoggio di presunzione per quel che si scriverà, apprezzando tanto più quel che è stato scritto nel rapporto del centro Pio La Torre in collaborazione con l’Osservatorio provinciale di Rimini su ‘Ndrangheta, Camorra e Mafia siciliana 2015. Un lavoro importante. 100 pagine fitte di nomi, date e dati che meritano spazio. In questo primo articolo si tratterà della metodologia e sistematica adottata dal dossier descrivendo il fenomeni suoi caratteri generali. Omettendo quel tanto che sia di curiosità per leggere direttamente dalla fonte, senza il commento che spesso importuna http:/ /www.legalitarn.it.
IL METODO
Pone un piano, offre le fonti, delimita il problema. Il dossier circoscrive l’attenzione su tre espressioni di criminalità organizzata: la ‘Ndrangheta calabrese, la Camorra campana, la Mafia siciliana. Il limite premia la struttura di queste organizzazioni e la durata del radicamento, non esclude altre forme di criminalità organizzata tipo la Sacra corona unita pugliese o mafie allogene tipo quella albanese o nigeriana. Riguarda un ambito temporale di 5 anni, insieme a considerazioni sullo sviluppo storico di più ampia durata. Divide la regione in tre parti: l’Emilia occidentale(Piacenza,Parma, Reggio Emilia, Modena); l’Emilia orientale (Bologna e Ferrara); la Romagna e SanMarino. Le sue fonti sono le Relazioni annuali della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), la Direzione Nazionale Antimafia (DNA); gli atti giudiziari (Ordinanze di custodia cautelare e sentenze); fonti giornalistiche nazionali e locali;studi accademici,in particolare, i lavori di Enzo Ciconte (Mafia, Camorra e “Ndrangheta in Emiliá Romagna, Panozzo,1998; Criminalità organizzata e disordine economico in Emilia-Romagna, Quaderni di città sicure n. 29/2004; Iraggruppamenti mafiosiin Emilia-Romagna. Elementi per un quadro d’insieme, 2012).
Il dossier considera inoltre il rapporto tra radicamento nel territorio della criminalità organizzata,il soggiorno obbligato(2305 di cui 1257 da regioni meridionali) e soggiornanti celebri della criminalità (Giacomo Riina, Rocco Antonio Baglio, Nicolino Grande Aracri, Antonio Dragone) pur evidenziando che non ne è certa la correlazione, vale a dire il rapporto di causa effetto tra il soggiorno obbligato e il radicamento nel territorio della criminalità organizzata(DNA, Relazione 2012).